29 aprile 2020

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Marco Meoni dagli USA a #lubelegends: parla l'ex regista biancorosso

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Direttamente da Houston in Texas, in diretta sulla pagina Instagram @asvolleylube per il consueto appuntamento con #lubelegends, Marco Meoni. Il palleggiatore storico della nazionale italiana e della Cucine Lube si è raccontato dal divano di casa rispolverando molti ricordi legati alla pallavolo e raccontando varie curiosità legate alla sua nuova carriera da allenatore nei club giovanili statunitensi. Ultimo appuntamento domani, ore 18, con Igor Omrcen.

Benvenuto Marco, raccontaci i tuoi ricordi più belli delle stagioni in biancorosso dal ‘96 al 2003

“Ce ne sono davvero tanti di ricordi. Insieme a Zorro siamo stati i primi due giocatori di interesse nazionale che hanno creduto nel progetto Lube. L’orgoglio più grande è essere riusciti a portare in biancorosso il primo trofeo, la Coppa Italia”

Qual è il tuo progetto negli Stati Uniti?

“Mi sono trasferito qui con la famiglia ad agosto. Lavoro con un club giovanile femminile, ho un contratto di tre anni”

Arrivano le prime domande dai tifosi: quando organizzerai la decima edizione del Tormeo? Spieghiamo cos’è il Tormeo e il tuo rapporto col gelato a Porto Recanati

“Nei coni ci vanno le palline, questa è una prima similitudine (ride). Ho passato sette anni alla Lube, lì è nata anche mia famiglia. Sono molto legato alle Marche tanto da aver vincolato parte della mia vita a Porto Recanati. Ho fatto vari corsi sul gelato dopo aver smesso di giocare. Passando l’estate a Porto Recanati undici anni fa ho organizzato un torneo estivo sull’erba. Era molto interessante dal punto della convivialità e dello sport. Era una bella festa, da quando sono venuto via ho sospeso l’organizzazione. Stiamo pensando di organizzare il Tormeo in Texas con tacos e nachos al posto di frittura di pesce e salsicce”

Torniamo al passato, con Zorzi siete stati la prima diagonale da sogno della Cucine Lube, come ricordi quegli anni?

“Il fatto di essere stati i primi a credere nel progetto Lube mi riempie di orgoglio, come ho detto prima. Ho sempre cercato di fare le cose al meglio, quando sei il primo a farlo dà ancora più gusto. Aver vinto la prima Coppa Italia della Lube significa aver raggiunto un traguardo incredibile, un ricordo indelebile anche per i tifosi. Vengo spesso al palazzetto e tanta gente frequentava il palazzetto anche 20-25 anni fa. La gente mi saluta col sorriso e mi riempie di gioia”

Ti senti più veneto o marchigiano?

“Come senti dal mio accento, faccio fatica a staccarmi dalle origini, sono padovano. Anche se la mia vita e il mio cuore ormai sono parti integranti delle Marche”

Il tuo ricordo più bello con la nazionale?

“La prima World League del ’95 con la generazione dei fenomeni tutti giovanissimi. Vincere contro il Brasile è stata un’esperienza unica, inaspettata”

Sei allenatore di un club ora?

“Sì, qui negli USA ci sono solo club giovanili, fino all’under 18. I ragazzini dopo i 18 anni passano al college, alle università. O diventi giocatore del college o smetti di giocare a pallavolo”.

La Lube di oggi è la più forte di sempre?

“Penso di sì, la Lube degli ultimi 2 anni ha qualità incredibili. Non si possono fare paragoni generazionali, per la pallavolo odierna la Lube è la squadra in assoluto più forte”

L’asciugamano che portavi sempre dietro ai pantaloncini?

“Era una delle tante ancore dal punto di vista psicologico. Era una cosa psicologica”

Il tuo sestetto ideale del passato e del presente?

“Chiaramente con me che gioco perché sennò non ha senso. Ivan Miljkovic opposto; Papi-Zlatanov in banda; al centro Golas-Hubner; libero Corsano. Del presente la Lube di oggi con l’aggiunta di Mikhailov, un extraterrestre, si allena come un trattore”

Perché non facevi mai l’attacco di seconda?

“In realtà lo facevo, una volta andato in nazionale c’era Marco Bracci che mi murava sempre. Mi ha massacrato, da lì mi sono concentrato sulla squadra, da quando non c’è più stato il cambio palla ho scelto di non farlo”

Qual è stato il palleggiatore più forte di tutti i tempi?

“Kim Ho-chul senza ombra di dubbio. Invece il più divertente da vedere Ricardo”


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